Editoriale Dicembre 2012
Un bue, un asino…
un termometro per la nostra fede
di don Francesco Cazzato
Un bue e un asino, a Natale, per tenere sveglia la nostra fede, la fede che Andrea e gli Apostoli ci hanno trasmesso. Centro di questa fede è la Pasqua (uccisione e risurrezione di Gesù): mistero della libertà dell’uomo che riesce a rifiutare il proprio Dio, della creatura che è capace di uccidere il Creatore.
L’amico di Andrea, l’evangelista Giovanni, già nel primo capitolo, che ogni anno viene letto nel giorno di Natale, sintetizza tale rifiuto: “Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,11-12).Matteo e Luca, i soli evangelisti che riportano alcuni episodi dell’infanzia di Gesù, tra le righe della narrazione anticipano il rifiuto che si manifesterà completo con la crocifissione.
Per Matteo, accettazione e rifiuto sono visibili nel cammino dei Magi e nel turbamento di Erode e di tutta Gerusalemme.
Luca manifesta l’accettazione del Messia nella visita dei pastori e nell’incontro nel Tempio con Simeone e Anna, la possibilità del rifiuto è nelle parole di Simeone; “Egli è per la caduta e la salvezza di molti… segno di contraddizione … e a te una spada…” Velando nel Natale il mistero della Pasqua, Luca descrive la nascita di Gesù utilizzando gli stessi vocaboli che troviamo nella narrazione della cena pasquale e della sepoltura di Gesù (es. la stanza, le fasce); in particolare: le fasce abbandonate nel sepolcro sono il segno della risurrezione e sono anche il segno dato dall’angelo ai pastori del Natale “troverete un bambino avvolto in fasce”.
L’accogliere o il rifiutare Gesù non è un fatto chiuso in un avvenimento del passato, ma è una scelta che ognuno di noi fa ogni giorno della propria vita.
I primi predicatori del Vangelo hanno voluto essere fedeli al metodo lucano riportando l’immagine di apertura del profeta Isaia: «Ascoltate, o cieli; tendi l’orecchio, o terra, il Signore parla: “Ho nutrito e fatto grandi dei figli ed essi si sono rivoltati contro di me. Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”» (Is 1,2-3).
Per meglio memorizzare le parole del profeta, si è incominciato a dipingere accanto a Gesù bambino un bue e un asino, animali allora presenti in molte case (oggi la scelta cadrebbe sul cane e sul gatto): gli animali riconoscono il proprio padrone, per l’uomo tale conoscenza non è scontata.
L’ignoranza dei testi biblici ha prodotto tante fantasiose leggende sulla motivazione pittorica dei due animali. Le due statuine che collochiamo accanto al Bambinello del nostro presepe in questo anno della Fede devono riprendere il significato originario: n punto interrogativo posto dal profeta Isaia: “Gli animali riconoscono il proprio padrone, non sempre l’uomo”.
Per te, fino a che punto Gesù è il tuo Dio e quindi ti fidi ogni giorno e ti affidi ogni giorno a Lui?